giovedì 13 febbraio 2020

APS Icaro I Care: 8 anni di attività!



Siamo in viaggio … 
"per non disperdere i saperi costruiti coi ragazzi “dispersi”

in quasi 15 anni di attività e progettazione educativa, 
con loro e per loro…"

E' con questi intenti che nel 2012, una parte dei formatori e coordinatori del progetto antidispersione "Icaro... ma non troppo" scuola di seconda opportunità, decide di far nascere l'APS Icaro I Care.


Nei primi anni di attività, l'Associazione è rimasta sostanzialmente legata al progetto di scuola di seconda opportunità e all'idea che fossero le istituzioni (Scuola, Comune, U.S.P.,..) a doversi occupare di organizzare e progettare l'antidispersione sul territorio, rimanendo in attesa, quando nel 2014 il progetto fu sospeso, che “Icaro...ma non troppo” ripartisse.
Dopo 3 anni, la scelta dei soci è stata quella di attivarsi, senza più aspettare che dall'alto prendessero decisioni: se da un lato era chiara la perdita di interesse delle Istituzioni reggiane per l'antidispersione “classica”, dall'altro lato, gli insegnanti, le famiglie i ragazzi mostravano bisogni crescenti di percorsi di cura e accompagnamento, non più solo in ottica riparativa ma anche preventiva.

La Scuola di Opportunità diventa pertanto quello spazio formativo in cui insegnanti, studenti, famiglie, Servizi e professionisti del settore educativo riescono a lavorare in sinergia nella costruzione di un benessere comune, dentro e fuori le mura della scuola tradizionale.



Dall'anno scolastico 2016-17, è ripartito nel territorio, grazie ai fondi del Comune di Reggio Emilia e degli Istituti Comprensivi aderenti, un breve progetto antidispersione che, con risorse economiche e tempi molto inferiori ai bisogni reali dei ragazzi e delle scuole, permette
a un gruppo di formatori di affiancare un gruppo di 14 studenti da Marzo a Giugno, per sostenerli al conseguimento della licenza media, proponendo un percorso alternativo alla scuola.

Oggi l'APS Icaro I Care riunisce, non solo un gruppo di professionisti ma anche
di famiglie, che si pongono come obiettivo principale quello di progettare e sviluppare contesti che favoriscano il benessere personale del bambino/ragazzo e dei suoi ambienti di vita. I professionisti che portano avanti gli obiettivi e le metodologie dell'Associazione, agiscono nel territorio al fine di progettare interventi concreti per accompagnare i ragazzi alla scoperta delle proprie bellezze, per sostenere i genitori e promuovere la costruzione di una rete intorno alla situazione che si va ad affrontare.  

Attraverso i progetti con le scuole e con i servizi socio-sanitari, vengono create nuove opportunità educative e formative nel territorio, che mirano a sviluppare nei ragazzi un atteggiamento collaborativo ed empatico nei confronti dei coetanei e degli adulti di riferimento e sostenere le famiglie e gli insegnanti nell'accompagnamento dei ragazzi e delle ragazze attraverso attività formative e di consulenza pedagogica.

Attualmente gli ambiti di intervento principali sono:

- Laboratori per le classi delle scuole
- Progetti antidispersione individualizzati o di gruppo
- Tutoraggio domiciliare per ragazzi con difficoltà
di apprendimento o fragilità emotiva (BES/DSA)
- Progetti di outdoor education
- Attività di supporto all'istruzione parentale
- Progetti di volontariato in realtà sociali
- Consulenza Pedagogica e Psicologica

I soci, collaboratori e volontari dell'Associazione sono professionisti, famiglie, bambini e ragazzi che credono fortemente nel valore della rete e della comunità educante e che si operano per la costruzione di contesti educativi che tengano conto della diversità e unicità di ogni persona.


“La scuola non può fare da sola. Occorre un impegno di tutti : Ministeri del Lavoro
e delle Politiche sociali, dell’Interno, regioni, comuni, attori economici, parti
sociali, terzo settore, volontariato. E’ importante che MIUR e singole istituzioni
scolastiche si sappiano misurare con la prospettiva del potenziamento educativo
fondato sulla costruzione di larghe comunità educanti in ogni singolo territorio,
grazie alla partecipazione, su base paritaria eppure ben articolata per funzioni e
responsabilità, a reti e veri e propri stabili partenariati educativi più ampi e che
contengano centri sportivi, parrocchie, terzo settore, volontariato, saperi diffusi, etc.
Le buone pratiche degli ultimi decenni, basate su partenariati, appunto, tra scuole e
tutte le agenzie educative dei territori ha saputo dimostrare, anche in aree di grave
crisi educativa, che la dimensione irrinunciabile dell’equità del sistema si affronta
coinvolgendo, in modo coordinato, tutti gli attori positivi del contesto, coinvolgendo
in patti responsabili le famiglie, operando a scuola e fuori per ottenere, ad un
tempo, tenuta educativa diffusa, esperienze abilitanti e motivanti per ogni bambino e
ragazzo rispetto all’apprendere più largamente inteso e assicurando, attraverso la
cura meticolosa degli alfabeti di cittadinanza, anche per piccoli gruppi e uno a uno,
i risultati di apprendimento verso i livelli più alti.” (doc. MIUR 2018)



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